La Poetica

L'enciclopedia aristotelica esamina le scienze poetiche o produttive, che riguardano la produzione di opere e la manipolazione di oggetti. L'opera più importante di Aristotele sull'argomento è la Poetica, che si concentra sull'arte e cerca di coglierne alcuni parametri fondamentali, con un riferimento privilegiato alla tragedia e alla commedia. L'opera fu pubblicata per la prima volta nel 1508 a Venezia ed è stata tramandata incompleta, con la parte dedicata alla commedia andata perduta. Testi suggeriscono che Aristotele considerasse l'arte come una forma di imitazione della natura, capace di suscitare emozioni e di purificare l'anima. Inoltre, riteneva che l'arte dovesse essere basata su una regola di proporzione ed equilibrio e che dovesse essere capace di rappresentare la realtà in modo verosimile. 


La differenza tra Aristotele e Platone è che quest'ultimo condannava l'arte giudicandola come una forma di inganno, mentre Aristotele non dava una 
connotazione negativa al concetto di "imitazione". Aristotele riteneva che l'arte dovesse essere in grado di rappresentare la realtà in modo verosimile, ma non necessariamente in modo identico. Inoltre, l'arte deve essere in grado di suscitare emozioni e di purificare l'anima, attraverso la rappresentazione di situazioni e personaggi che possono essere riconosciuti e compresi dall'osservatore. Aristotele ritiene che l'arte sia in grado di rappresentare la realtà in modo diverso rispetto alla scienza, poiché la scienza si basa sulla conoscenza della realtà oggettiva, mentre l'arte si basa sulla rappresentazione di una realtà soggettiva e interpretata dall'artista.

Aristotele afferma che l'arte non ha come obiettivo la riproduzione del "vero", ma la creazione di un'opera che sia "verosimile". Ciò significa che l'artista non cerca di riprodurre un caso particolare e circostanziato, ma ciò che potrebbe verificarsi in tutte le situazioni analoghe a quelle che si appresta a narrare. Questo permette all'arte di rappresentare la realtà in modo verosimile e di suscitare emozioni nell'osservatore. Inoltre, Aristotele afferma che l'arte è in grado di superare la realtà, in quanto essa è in grado di rappresentare le cose come dovrebbero essere, piuttosto che come sono realmente.

Platone considerava pericolose le opere che istigavano atteggiamenti di imitazione o identificazione, mentre Aristotele riteneva che la rappresentazione delle passioni avesse una funzione catartica, ossia di purificazione delle passioni umane. L'interpretazione più diffusa della catarsi è quella che vede in essa una possibilità di alleggerimento e purificazione dello spettatore dalle passioni che lo tormentano.

Il concetto di "catarsi" aristotelica si basava sull'eliminazione degli umori perturbanti l'equilibrio del corpo. La catarsi era utilizzata anche in ambito religioso per vincere stati nevrotici, attraverso la musica e la danza. Aristotele suggeriva che il rimedio delle passioni non consistesse nel contrastarle, ma nel permettere allo spettatore di esprimere e purificare le sue emozioni attraverso la rappresentazione di situazioni emotive.

La retorica è l'arte di persuadere il pubblico degli ascoltatori attraverso le parole e i discorsi. Questa scienza produttiva non ha come oggetto il necessario, ma il possibile. La retorica si sviluppa nei dibattiti politici della società democratica ateniese, ed è stata ampiamente praticata dai sofisti. Il merito di Aristotele è quello di aver definito la retorica, i suoi caratteri e il suo oggetto specifico. Per ottenere la persuasione dell'ascoltatore, è necessario conoscere le tecniche della retorica e in che cosa consiste la persuasione. Aristotele identifica tre principi per ottenere la persuasione: l'oratore deve essere onesto e degno di fede, il discorso deve essere persuasivo e il pubblico deve essere predisposto a credere. 

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