La fisica, Dio e l’anima

 Aristotele considerava lo studio del mondo fisico parte delle scienze teoretiche insieme alla matematica e alla filosofia prima. La fisica aristotelica è qualitativa e finalistica, negando il valore della matematica applicata alla natura. La dottrina aristotelica ha avuto implicazioni teologiche e morali nel Medioevo, ma è stata scalzata dall'influenza scientifica moderna a partire da Galileo Galilei.

Il filosofo di Stagira, Giusto di Gand


Aristotele sosteneva che la fisica si occupa delle sostanze che mutano e si trasformano, ed è quindi una teoria del movimento. Egli spiegava il divenire attraverso le nozioni di "atto" e "potenza", dove ogni sostanza possiede delle qualità potenziali che possono realizzarsi attraverso un processo di trasformazione. Ogni trasformazione richiede particolari condizioni e determinate cause. Aristotele sosteneva che ogni sostanza ha un fine intrinseco, ovvero il un fine che è insito nella sua natura, e che il suo sviluppo naturale è quello di realizzare questo fine.

Il testo descrive la concezione di Aristotele secondo cui nulla nella natura è governato dal caso o dalla necessità meccanica, ma piuttosto ogni cosa ha uno scopo insito nella sua natura. Ad esempio, i denti degli animali crescono per tagliare il cibo, mentre la pelliccia serve a proteggerli dal freddo. Aristotele ritiene che ogni cosa abbia un fine inscritto nella sua natura, che le spinge a realizzare la sua essenza nel miglior modo possibile, mentre ciò che non rispetta questo ordine costituisce un'eccezione della natura.

Secondo Aristotele ci sono quattro tipi di movimento: il movimento sostanziale, qualitativo, quantitativo e locale, e della loro relazione con le sostanze fisiche. In particolare, viene sottolineato che il movimento locale o traslazione è il fondamento di tutti gli altri tipi di movimento, e viene distinto in tre forme: il movimento circolare intorno al centro del mondo, il movimento dall'alto verso il centro e il movimento dal centro verso l'alto. Il movimento sostanziale è il passaggio di una sostanza da un tipo di sostanza a un altro, come quando il latte diventa formaggio. Il movimento qualitativo è il passaggio di una qualità da un tipo di qualità a un altro, come quando un frutto diventa maturo. Il movimento quantitativo è il passaggio di una quantità da un tipo di quantità a un altro, come quando un bicchiere di acqua diventa mezzo bicchiere. Il movimento locale è il passaggio di una sostanza da un luogo a un altro, come quando un oggetto si sposta da una posizione a un'altra.

L'universo aristotelico è finito e compiuto, non presenta spazi vuoti e ha un centro, un alto e un basso. La Terra è sferica e immobile, circondata dall'atmosfera sublunare, mentre oltre si estende la parte più importante dell'universo, rappresentata dalle sfere divine dei corpi celesti eterni e incorruttibili. L'universo aristotelico presenta un dualismo tra mondo celeste e mondo terrestre, fondato sulla teoria del movimento. Secondo Aristotele, Dio è la sostanza immutabile ed eterna che causa il movimento dell'universo. Tuttavia, il Dio di Aristotele non è una "persona" o un "ente assoluto" che ama il mondo e lo regola secondo un piano provvidenziale. Invece, Dio è il principio supremo dell'universo e la spiegazione ultima del movimento e del cambiamento. Aristotele ha introdotto tale principio perché le sfere celesti sono caratterizzate da un movimento perfettamente circolare, continuo, senza inizio e senza fine.

Secondo Aristotele, Dio non agisce come una causa efficiente, ma come causa finale, rappresentando il fine e l'oggetto di amore e desiderio delle sfere celesti. Dio esercita la sua causalità rimanendo immobile e attrae gli esseri come l'oggetto d'amore attrae l'amante. La tendenza naturale di tutte le cose verso la realizzazione della migliore forma possibile è riconducibile a questo desiderio della perfezione. Dio è la causa finale eterna e incorruttibile e garante dell'ordine che regna nel mondo.

L'anima è strettamente legata al corpo, rappresentando la causa formale, efficiente e finale. Aristotele afferma che il corpo è soltanto materia e potenza, che in virtù dell'anima si traduce in vita "in atto". La relazione tra l'anima e il corpo è così stretta che non si può ammettere una vita dell'anima dopo la morte. Per Aristotele, le tre funzioni dell'anima sono: vegetativa, sensitiva e razionale. La prima funzione, vegetativa, si riferisce alle funzioni vitali come la crescita e la riproduzione. La seconda funzione, sensitiva, riguarda i sensi e le percezioni, compreso il movimento. Infine, la terza funzione, razionale, è quella che ci permette di ragionare e di avere coscienza di noi stessi e del mondo che ci circonda.

Secondo il filosofo, il processo conoscitivo si svolge attraverso tre stadi tra loro strettamente congiunti. Il primo stadio è la conoscenza sensibile, derivata dai cinque sensi e dal senso comune. Il secondo stadio è l'immaginazione, che produce le immagini o riproduzioni mentali delle sensazioni ottenute attraverso i sensi; la memoria è strettamente legata a questa facoltà. Infine, il terzo stadio è quello più elevato e propriamente intellettivo, che consiste nella comprensione degli oggetti mediante l'intelletto attivo. L'intelletto passivo è la facoltà che riceve le informazioni e le sensazioni provenienti dall'esterno, senza elaborarle o comprenderle. L'intelletto attivo, invece, è la facoltà che elabora e comprende le informazioni ricevute, permettendo di comprendere gli oggetti in maniera più profonda e razionale. Questa distinzione permette di comprendere come il processo conoscitivo si sviluppa, partendo dalle sensazioni e arrivando alla comprensione razionale degli oggetti.







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