La cosmologia e il fondamento delle leggi

 Platone, in particolare nel Timeo, torna ad interrogarsi sul bisogno di unità e ordine, allargando il suo sguardo fino a raggiungere una dimensione cosmica. 

In bilico sull’Universo -Pier Paolo Murino




Nel Timeo, il filosofo, non mira a fornire una spiegazione scientifica del mondo fisico, ma una descrizione altamente probabile. All’inizio il mondo era soltanto disordine e caos, una materia priva di vita (chóra), caratterizzata da un continuo movimento. Questo disordine era in contrasto con il mondo delle idee illuminato dal Bene, che tendeva a diffondere la sua luce ordinatrice su ogni cosa. Compare un “divino artefice”, che Platone chiama demiurgo, ovvero una divinità buona capace di dare ordine a quel mondo caotico. Il demiurgo dà quindi forma alla materia disordinata, trasformando il caos in un armonioso organismo vivente dotato di un’anima: il cosmo. È importante sottolineare la contrapposizione tra la necessità (tutto ciò che è dato e non deriva dalla libera scelta) e l’intelligenza (ciò che proviene dallo spirito). La forza della ragione ordinatrice non riesce a soggiogare completamente il caos della materia: persiste, anche se in modo ridotto, come un fondo indistruttibile che si manifesta nel male, nell’errore e nel disordine del mondo.

Il demiurgo decide di rendere il cosmo ancora più bello: pensò di creare il tempo, un’immagine nobile dell’eternità. Platone intende dire che la suddivisione in giorni e notti, in mesi e anni, è stata voluta dal demiurgo per dare ordine al corso degli eventi naturali ed umani. Il tempo, con i suoi ritmi ordinati in cui si succedono con costanza il passato, il presente e il futuro, imita l’eternità (il perenne “è” del presente). Il divino demiurgo ha collegato il tempo al moto regolare degli astri:

 In base a tale pensiero e ragionamento del Dio intorno alla generazione del tempo, ossia affinché il tempo si generasse, furono fatti il sole e la luna e cinque altri astri, che hanno nomi di pianeti, per la distinzione e la conservazione dei numeri del tempo.

Per Platone c’è una grande affinità tra gli astri e l’anima degli uomini: il dio, abbinò ciascuna anima a ciascun astro. Quando il dio innesterà le anime nei corpi, esse dovranno dominare le passioni che inevitabilmente scaturiranno da tale unione, altrimenti saranno costrette a reincarnarsi in corpi sempre meno perfetti finché non si saranno purificate dai propri peccati; le anime rette faranno ritorno nell’abitazione dell’astro a loro affine. Platone cerca una risposta alla domanda sulla giustizia e un’ordine divino sembra infatti governare l’universo; esso è il riflesso dell’armonia celeste inscritta nel movimento regolare degli astri. 

Le Leggi sono l’ultima opera di Platone, la più lunga, e delinea in essa una minuziosa legislazione volta a regolamentare la vita dei cittadini in ogni suo aspetto. In questo scritto vuole evitare che il conflitto tra le classi sociali assuma caratteri tali da decretare la fine dello Stato, e tentare di costruire una società in cui la giustizia possa trionfare. Si nota l’atteggiamento diverso di Platone, rispetto ad altre opere, diventato più concreto e realista: la descrizione utopica del governo ideale viene sostituita da una visione incentrata sulla forza delle leggi. Le leggi hanno una funzione sia costrittiva sia educativa: da una parte prescrivono quale dev’essere la miglior condotta del cittadino, dall’altra aspirano a essere una guida per i giovani che sapranno diventare buoni cittadini. 

Platone, con il mito del filo d’oro della ragione, paragona l’uomo a una marionetta: ciascuno di noi, come un burattino, è sostenuto da molteplici fili ingarbugliati. Questi fili sono le nostre passioni: ci portano in direzioni opposte e ci fanno tenere comportamenti contrastanti. Esiste un filo che ci conduce sempre e solo alla virtù: il sacro filo d’oro della ragione; è flessibile, a differenza degli altri che sono di ferro e quindi rigidi. La ragione costituisce per l’uomo la guida più sicura sulla via della civiltà; non è che il riflesso della ragione divina che governa il cosmo. 

In uno Stato la legislazione dev’essere coerente con le virtù della saggezza e della giustizia e avere un solido fondamento (religione). Platone probabilmente vedeva più concreta e realizzabile la nuova città disegnata dalle Leggi; una città fortezza. Essa ha un numero limitato e stabile di cittadini, la condanna di ogni comportamento asociale e l’organo dei “Custodi della legge”, garante del rispetto delle norme. Più in generale, sostiene che tutti i comportamenti che mettono a rischio la serenità della vita vadano banditi e che una legge è buona solo se produce costantemente buoni effetti

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